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In alcuni paesi del mondo i bambini hanno un prezzo, chi lo paga ne decide anche l'identità. Accade in Afghanistan e loro sono i bacha-bazi.
È una pratica atroce, anche se socialmente accettata, perché protetta
dallo scudo della tradizione secolare di questo paese. Sono abusi di cui
si parla poco, che ancora oggi rappresentano un tabù. I bacha-bazi sono
letteralmente i "bambini per gioco", minori, maschi, costretti a
indossare abiti femminili ed essere sfruttati sessualmente da uomini
molto più grandi di loro. Vengono rapiti ancora adolescenti, adescati
per strada, prelevati dalle proprie famiglie da ricchi e potenti
mercenari, disposti a comprarli e mantenerli economicamente.
Il
bambino da quel momento diventa di proprietà del compratore e viene
costretto a cambiare identità. Vestito da donna, con tanto di campanelli
ai polsi e alle caviglie e un po' di make-up a ricoprirne il viso,
viene obbligato a imparare a cantare e ballare con il solo obiettivo di
essere poi violentato quando la danza e la musica saranno finite. I
"proprietari", chiamiamoli così, dei bacha-bazi approfittano della
condizione di povertà in cui vivono questi bambini e le loro famiglie,
sapendo che i genitori non posso rifiutarsi o denunciarli, perché sono
troppo potenti e influenti nel proprio paese e nessuno avrebbe il
coraggio di opporsi. Nemmeno la legge. Questa tremenda pratica è infatti
una violazione dell'ordinamento giudiziario afghano contraria a tutte
le norme della convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza,
ma le autorità locali spesso chiudono un occhio a causa dello
strapotere proprio di questi uomini. Essere un "bambino danzante", come
lo definiscono molti media, in Afghanistan vuol dire subire un forte
danno psicologico, dovuto al cambio di personalità, essere picchiato e
vittima di ripetute violenze carnali da parte del proprio padrone o dei
suoi amici.
Una condizione di sottomissione che riunisce il concetto di
prostituzione ma anche di pedofilia e che segna il ragazzo a vita.
All'età di 18 anni, solitamente, i bacha-bazi vengono liberati anche se
non hanno più un futuro. La vicinanza a uomini di potere se da una parte
eleva lo status del ragazzo dall'altra lo rende riconoscibile e,
quindi, vulnerabile: una volta lasciato solo altri uomini abuseranno di
lui, come se ormai avesse perso il diritto di decidere. Spesso nessuno
di questi bambini denuncia i suoi aggressori perché, oltre alle violenze
già subite, rischiano di essere accusati (notate bene: i bambini, non i
loro persecutori) di omosessualità.Quando si parla di negazione
dell'identità, con il tacito consenso della comunità afghana, però i
maschi non sono gli unici a doverne subire gli effetti. Si chiamano
bacha-posh e sono bambine vestite e trattate come un ragazzo a tutti gli
effetti. In alcune zone dell'Afghanistan e del Pakistan, infatti, una
madre che non abbia partorito almeno un figlio maschio, non è vista di
buon occhio. Così, come accade per le spose bambine, se una femmina
nasce in certi angoli del mondo non ha diritto di scegliere il proprio
futuro. Tra le tante figlie i genitori scelgono quella che sarà il
"maschio di casa", colei che avrà tutti i diritti e i privilegi di cui
godono solo gli uomini, che potrà frequentare una scuola e poter
lavorare.
Capelli corti e i pantaloni, le bacha-posh vengono
trattate come fossero bambini, private di un'identità e del diritto di
sviluppare una loro personalità, succubi dell'ennesima imposizione.
Almeno fino all'età da marito. Nel giro di una notte in età
adolescenziale, infatti, le ragazze vengono svestite dei loro panni da
maschio, perdono libertà, diritti, privilegi e si riappropriano della
loro natura di donna, costrette a piegare il capo di fronte al nuovo
ennesimo cambiamento. Vengono poi mandate in sposa a un uomo che non
hanno scelto e continueranno la loro vita come se nulla fosse mai
successo. Il trauma che subiscono questi bambini e queste bambine è
enorme e non c'è tradizione che tenga.
(Post redatto in collaborazione con Flavia Testorio)
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