mercoledì 10 febbraio 2016

Addio Masika: la donna che in Congo ha ridato una vita alle vittime di stupro



Addio Masika: la donna che in Congo ha ridato una vita alle vittime di stupro

“Sventurata la terra che ha bisogno d’eroi”: scriveva Bertolt Brecht. Ma di terre sventurate ce ne sono tante e per ognuna c‘è un eroe da piangere. È il caso questa volta della Repubblica Democratica del Congo che ha perso la sua eroina. Ma, forse, la scomparsa di Rebecca Masika Katsuva è una perdita che pesa, ben oltre i confini di questo Stato dell’Africa Centrale. La coraggiosa attivista per i diritti delle donne è venuta a mancare il 2 febbraio per un infarto, quando mancavano pochi mesi al suo 50esimo compleanno. Il Congo ha dovuto dire addio a Masika che ha speso la sua intera vita ad aiutare le donne vittime di stupro, come lei, nella zona orientale del Paese.
Nel 1998 Masika e le sue figlie adolescenti sono state violentate dai combattenti dei gruppi armati che terrorizzano le popolazioni rurali al confine tra Rwanda, Burungi e Uganda. Nel 1999 ha fondato un’assocazione per aiutare le donne vittime di violenza. La sede era la sua casa a Buganda, villaggio nella provincia del Sud Kivu, zona di conflitto.
Ascolto, assistenza sanitaria, aiuto per crescere i bambini nati dalle violenze: sono state 6mila le donne assistite da Masika e dalle sue cinquanta – quante sono oggi – case di accoglienza. Masika non si è mai fermata, nonostante abbia vissuto esperienze terribili, come la morte di sua madre che collaborava con l’associazione: rapita, violentata e uccisa.
Una sorte che in Congo tocca quasi a una donna al minuto. Sono 400mila quelle violentate in un anno, una media di 48 all’ora. Il Congo nel 2005 ha firmato la “Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura” ma non ha mai rispettato gli obblighi, come quello di istituire un organismo nazionale per la prevenzione dei maltrattamenti e la protezione delle vittime.
Nella Repubblica Democratica del Congo lo stupro è usato come arma di guerra e come strumento per mettere a tacere le donne. L’Ong inglese “Freedom from Torture” ha denunciato come siano proprio i funzionari pubblici e i membri delle forze di polizia a perpetrare le violenze sessuali, spesso ripetute e anche di massa per impedire alle donne di occuparsi di diritti umani e politica.
Solo vista nel contesto si capisce la scelta di grande coraggio fatta da Rebecca Masika Katsuva, che ha messo a richio la propria vita, ogni giorno, per tentare di salvare le vite, e la dignità, di tante altre donne ferite, come lei. Senza mai cedere alla paura e alle minacce.
“Ho deciso che dovevo fare qualcosa per rendere più forte me stessa e le atre donne. Per far tornare le donne a essere quello che erano, prima delle violenze. Ho voluto dire loro, che hanno subito uno strupro come me, che non è la fine. Si può iniziare di nuovo, come ho fatto io. Nonostante tutto quello ho passato, sono ancora in piedi e se ce l’ho fatta io, possono farcela anche loro”, ha detto Masika nel 2013 a Dublino.
Tre anni dopo se n‘è andata lasciandoci la sua lezione, un seme che resta, ben piantato nella terra sventurata del Congo.
 
Foto: Femme au Fone, RDCongo 2015

lunedì 8 febbraio 2016

L’acqua ascolta, ricorda e sa parlare.

L’acqua è uno dei composti più curiosi mai studiati scientificamente. Presenta varie situazioni anomale, un elevato calore specifico ed una particolare densità e viscosità a basse temperature, un alto valore della costante dielettrica che permette il mantenimento dello stato ionico dei composti in essa disciolti. Lo scopo di questo articolo tuttavia è quello di parlare di due assunti che con il passare del tempo trovano molteplici dimostrazioni in ambito scientifico. L’acqua sembra in grado infatti di immagazzinare informazioni e non solo, sembra che sia anche in grado di trasmetterle.
Il primo scienziato che parlò di questo fu Jacques Benveniste che nel 1988 trovò una risposta immunologica dell’organismo umano in seguito alla somministrazione di anticorpi talmente diluiti in acqua che dei composti organici non vi era più traccia. Dapprima accettato dai vari scienziati del campo venne poi messo in sordina e accusato di conflitto di interesse in quanto promotore dei rimedi omeopatici.
Un altro personaggio che ha fatto parlare molto di sé ultimamente è Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina, famoso per aver identificato il virus Hiv. Insieme ad un team italiano di scienziati capitanati da Del Giudice e Vitello hanno scoperto che alcune sequenze di DNA possono indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite (più si diluisce più aumentano i segnali elettromagnetici!), le quali mantengono poi «memoria» delle caratteristiche del DNA stesso. Se tali segnali elettromagnetici vengono registrati e fatti “ascoltare” ad un’acqua distillata, e in quest’acqua vengono inserite le materie prime necessarie, vedremo che in circa 20 ore in quell’acqua verrà riprodotta la stessa sequenza di DNA presente nella prima soluzione. E’ importante precisare che questo esperimento è stato riprodotto in molteplici laboratori del mondo dato che il suo costo di riproduzione è molto basso.
Nel 2007 Sergio Stagnaro  ideò un metodo chiamato semeiotica biofisica quantistica (SBQ) che usa strumenti di nanotecnologia in grado di captare e ritrasmettere i biofotoni emessi a livello cellulare. Il dottor Stagnaro ha dimostrato che, nei sistemi biologici, molecole come ormoni e neurotrasmettitori, considerati dei messaggeri chimici, agiscono mediante un principio di Energia-Informazione (EI), ossia veicolano radiazioni elettromagnetiche intrise di informazione qualitativamente importante. http://www.sisbq.org/
Dulcis in fundo Masaru Emoto. Lui si accorse  che sotto determinate condizioni di refrigerazione l’acqua tende a produrre dei cristalli la cui forma è in stretta relazione con il suo “vissuto”. In sostanza sono stati fatti degli esperimenti nei quali vennero trasmesse all’acqua determinate informazioni in grado di variare la forma del cristallo. C’è di più, sembra che più il messaggio sia un messaggio d’Amore e di vita, più i cristalli prodotti diventano strutturalmente elaborati. Emoto ha fatto centinaia di prove analizzando i cristalli di vari acque di sorgente, di acque sacre e di acque informatizzate, ecco alcune foto di acqua  informata tramite delle etichette riposte nel contenitore.
Il nostro corpo è formato dal 60-80% di acqua. Appare evidente che il nostro organismo conserva nell’acqua al suo interno memoria del suo stato. Si aprono finalmente le frontiere della scienza all’omeopatia, alla floriterapia, e al concetto che determinati pensieri e determinati campi elettromagnetici alterino il nostro organismo.
La scienza ancora una volta si dimostra pronta al matrimonio con le discipline olistiche e con la medicina alternativa. Peccato che l’ignoranza, le multinazionali e gli interessi finanziari impediscono di fatto che avvenga.

martedì 2 febbraio 2016

Boko Haram all’attacco: una settimana di massacri e eccidi in Nigeria

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 2 febbraio 2016
Un commando di uomini armati, alcuni a bordo di due golf Volkswagen, altri in sella alle loro motociclette hanno assalito sabato sera verso le 19.30, appena terminata la preghiera della sera, Dalori, un villaggio che dista solo pochi chilometri da Maiduguri, la capitale del Borno State, nel nord-est della Nigeria: i miliziani, presumibilmente fedeli a Boko Haram, hanno ucciso almeno ottantasei persone, oltre settanta i feriti. Secondo testimoni oculari hanno sparato contro i civili inermi e incendiato le loro povere capanne. Molte persone erano all’interno delle case quando hanno preso fuoco: famiglie intere, uomini, donne e bambini sono bruciati vivi. Il villaggio era cosparso di cadaveri. I morti e i feriti, per lo più con gravi ustioni, sono stati portati al State Specialist Hospital di Maiduguri.
Devastazione
Solo dopo aver ricevuto rinforzi, armi più adeguate e nuove munizioni, le truppe dell’esercito nigeriano sono state in grado di respingere i militanti, evitando che penetrassero nel campo per sfollati che si trova nelle vicinanze di Dalori, dove attualmente si trovano oltre venticinquemila persone che hanno lasciato i loro villaggi, le loro case, a causa degli attacchi dei sanguinari terroristi della setta jihadista Boko Haram.
I continui attacchi dei militanti islamici della setta hanno prodotto 2,3 milioni tra sfollati e rifugiati nei Paesi confinanti, oltre diecimila morti in sei anni. Poco più di un milione di bambini ha dovuto interrompere gli studi.
Negli ultimi giorni di gennaio i Boko Haram si sono scatenati. Quello di Dalori è stato l’ultimo e il più grave di una settimana di fuoco, quello che segue è un vero e proprio bollettino di guerra.
Lunedì, 25 gennaio trentadue persone hanno perso la vita a Bodo in Camerun, un villaggio al confine con la Nigeria dopo l’esplosione di due bombe.
Auto carbonizzata
Tre giorni dopo due donne kamikaze si sono fatte esplodere nelle vicinanze di una scuola nel nord del Camerun. Ci sono stati parecchi feriti, ma per fortuna, oltre alle due suicide, nessun altro ha perso la vita.
Dall’inizio di quest’anno, il Camerun ha subito parecchie aggressioni da parte dei famigerati terroristi che hanno sconfinato dalla vicina Nigeria. Per questo motivo il governatore della Regione dell’estremo nord dell’ex colonia tedesca, Midjiyawa Bakaris,  ha annunciato durante un suo intervento in televisione che fino a nuovo avviso la maggior parte dei mercati al confine con la Nigeria sarebbero stati chiusi per questioni di sicurezza, per proteggere la popolazione. Infatti le aggressioni dei Boko Haram sono finora quasi sempre avvenute in luoghi affollati e spesso i militanti si spacciano per mercanti per non destare sospetti, prima di farsi esplodere o di fare uso delle armi.
Il 27 gennaio i jihadisti sono penetrati per l’ennesima volta a Chibok, cittadina dove l’anno scorso sono state rapite 276 studentesse. Durante quest’ultima incursione sono state uccise almeno 15 persone e quarantanove sono state ferite.
Dalori
Un altro kamikaze ha detonato il suo carico esplosivo venerdì, 28 gennaio al mercato di Gombe nell’ Adawama State, al confine con il Borno State. Un funzionario della Croce Rossa e alcuni residenti hanno confermato che l’esplosione ha ucciso almeno dieci persone e ferito altre ventotto. Anche se l’attentato non è stato subito rivendicato, è evidente che porta la firma dei Boko Haram.
Asino morto
Durante il vertice dell’Unione Africana (UA) che si svolge in questi giorni ad Addis Ababa, capitale dell’Etiopia, il capo del Consiglio per la pace e la sicurezza dell’UA, Smail Chergui, ha annunciato che finanziatori e donatori si sono impegnati di mettere a disposizioni duecentocinquanta milioni di dollari per la lotta contro i Boko Haram. Si è complimentato con le truppe nigeriane che operano congiuntamente con uomini del Benin, Ciad, Niger e Camerun, per aver riconquistato i territori occupati dai terroristi, sottolineando contemporaneamente che resta ancora molto da fare. Secondo il ministro degli esteri nigeriano, Geoffrey Onyeama, sarebbero stati fatti immensi progressi negli ultimi mesi e ha aggiunto: “ I Boko Haram non sono più liberi di operare come in precedenza e di occupare interi territori, ma dobbiamo restare vigili”.
Non bisogna dimenticare che lo scorso anno il leader dei terroristi nigeriani, Abubakar Shekau ha giurato fedeltà all’ISIS e molti militanti sono già in Libia e combattono accanto ai loro “colleghi” del califfato.
(http://www.africa-express.info/2015/12/02/i-boko-haram-nigeriani-scendono-in-libia-per-dar-manforte-ai-miliziani-dellisis/).
Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari aveva annunciato durante la sua campagna elettorale che avrebbe annientato i terroristi entro la fine del 2015. Gli ultimi morti, le urla dei bambini arsi vivi nelle loro case, dimostrano pur troppo il contrario.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes