La democrazia (digitale) semplicemente non funziona
Scritto da Nicola Capolupo
Chi scrive, sia chiaro, è uno strenuo difensore dell'Articolo 21 della
Costituzione che, come tutti sappiamo, recita in breve: «Tutti hanno
diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo
scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere
soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro
soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di
delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o
nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per
l'indicazione dei responsabili».
Chi scrive, inoltre, è un giornalista che ne ha frequentate di
redazioni, locali o telematiche, ed ha visto cosa c'è dietro la vecchia e
polverosa macchina del "mestiere". Cose che voi umani, come chiosa il
celebre monologo di Roy Batty nel film Blade Runner, non potreste
immaginare. Badate bene, ho detto voi umani, non noi giornalisti, che
apparteniamo a un'altra razza, e siamo accomunati dalle stesse
sanguinolente vicissitudini.
Chi scrive, infine, è un giovane editore che ha scommesso sulle
potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione in un'era di cambiamento,
che ha visto soccombere il vetusto quanto affascinante amico cartaceo,
compagno di mille avventure (dal libro degli esercizi delle vacanze alla
rivista della sala d'aspetto del dentista) per far spazio al più
immediato e freddo digitale. Computer, cellulari, smartphone, tablet,
strumenti che hanno messo l'informazione alla portata di tutti, e nel
modo più rapido possibile.
Non si è trattato, però, di una semplice transizione di supporti, ma di
una vera e propria rivoluzione dei ruoli, che ha consentito a tutti gli
utenti della rete di prendere coscienza della possibilità di esprimere e
far valere le proprie opinioni in rete, e di scegliere per sé il tipo
di cultura preferita.
Premesso questo, chi scrive ha tristemente preso atto, tuttavia, che
questa rivoluzione digitale, o meglio questa democrazia digitale,
purtroppo, non funziona. L'informazione alla portata di tutti è
sacrosanta, ed ha avuto tanti di quei pro che non abbiamo nessuna
intenzione di metterli in discussione. Sui contro, tuttavia, ci
riserviamo qualche piccola considerazione.
Non tutti gli utenti del web, come le persone al mondo, condividono la
stessa cultura. C'è chi si fa condizionare dal contesto geografico in
cui vive, chi dalla situazione politica, chi dagli ideali che condivide,
dai gruppi d'appartenenza, chi dalle amicizie e dai fini/scopi che ci
si prefigge. Il che non sempre (ma quasi) porta a risultati molto
soddisfacenti.
La radiocronaca de "La Guerra dei Mondi" di Orson Welles del 1938, di fatto, gettò nel panico gli Stati Uniti: «"Buon
Dio, dall'ombra sta uscendo qualcosa di grigio che si contorce come un
serpente. Eccone un altro e un altro ancora. Sembrano tentacoli. Ecco,
ora posso vedere il corpo intero. È grande come un orso e luccica come
cuoio umido. Ma il muso! È... indescrivibile. Devo farmi forza per
riuscire a guardarlo. Gli occhi sono neri e brillano come quelli di un
serpente. La bocca è a forma di V e della bava cade dalle labbra senza
forma che sembrano tremare e pulsare. Il mostro, o quello che è, si
muove a fatica. Sembra appesantito... forse la gravità o qualcos'altro.
La cosa si solleva. La folla indietreggia. Hanno visto abbastanza. È
un'esperienza straordinaria. Non riesco a trovare le parole... porto il
microfono con me mentre parlo... Devo sospendere la trasmissione finché
non avrò trovato un nuovo posto di osservazione. Restate in ascolto, per
favore, riprenderò fra un minuto..."».
Gli 'mmerecani del grande Albertone, tratti in inganno forse dalla potenzialità del nuovo strumento, le voci registrate, i rumori di sottofondo, le urla che echeggiano in strada, la descrizione accurata quasi stessero assistendo in prima persona all'evento, o forse dal fatto che venne sospesa la consueta trasmissione delle canzoni, credettero alla bufala dell'invasione aliena a tal punto da rintanarsi nei propri "rifugi antiatomici", che nell'immaginario collettivo, formatosi attraverso i film di fantascienza, altro non sono che vecchi e polverosi scantinati con le conserve della nonna, il tosaerba e la bici dei piccoli.
Gli 'mmerecani del grande Albertone, tratti in inganno forse dalla potenzialità del nuovo strumento, le voci registrate, i rumori di sottofondo, le urla che echeggiano in strada, la descrizione accurata quasi stessero assistendo in prima persona all'evento, o forse dal fatto che venne sospesa la consueta trasmissione delle canzoni, credettero alla bufala dell'invasione aliena a tal punto da rintanarsi nei propri "rifugi antiatomici", che nell'immaginario collettivo, formatosi attraverso i film di fantascienza, altro non sono che vecchi e polverosi scantinati con le conserve della nonna, il tosaerba e la bici dei piccoli.
Erano altri tempi, la comunicazione e l'informazione percorrevano ben
altri sentieri. Oggi quei sentieri si sono trasformati in autostrade
telematiche, ci si aspetterebbe di sentire che le cose siano cambiate.
Ed invece no, per niente.
Per farla breve, al fatto che tutti abbiano ottenuto la possibilità di
esprimere ciò che si pensa o ciò che si ritenga vero non è conseguita
una crescita di cultura, di documentazione e di veridicità. Tutto può
essere: il sole è giallo ma anche verde (l'ho guardato attraverso i
nuovi ray-ban che ho comprato apposta per sfoggiarli la notte in
discoteca), sono le 12.00 ma anche le 21.00 (ho l'orologio al contrario,
e dimostrami che il mio lato è sbagliato), il pompelmo bianco è acido
ma anche dolce (l'ho assaggiato dopo un limone, prova a farlo tu e
vediamo come la pensi). Insomma, anche le realtà più palesi sono
diventate meramente soggettive.
In questa realtà caotica dove tutto può essere il contrario di tutto
c'è, tuttavia, chi non si limita ad esternare le sue idee, ma ne fa un
vero e proprio business. Mi è capitato qualche settimana fa di leggere
un post di Facebook (la biblioteca ideale per chi vuole
non-documentarsi), condiviso da un mio amico, dal titolo: "DAL 1 APRILE I
ROM VIAGGERANNO GRATIS SUI MEZZI DI TRASPORTO PUBBLICO": «Un aiuto
concreto ai tanti Rom che usano il trasporto pubblico per poter
mendicare e trovare il giusto sostentamento per una vita dignitosa. Un
impegno per garantire a tutti la fondamentale libertà di sopravvivenza.
Questo provvedimento continua sulla strada intrapresa dal nostro Governo
in questa fase di profonda crisi». Questo il commento del Presidente
della Commissione Pari Opportunità della Camera - Beneamati PD - al
provvedimento che dal primo aprile consentirà a tutti i Rom con regolare
carta d’identità di viaggiare gratuitamente e mendicare legalmente su
tutti i mezzi del trasporto pubblico nazionale. Il decreto, che ha
previsto nell’ultimo patto di stabilità uno stanziamento di 320 milioni
l’anno fino al 2015, è stato approvato il 27 gennaio scorso e dovrebbe
coinvolgere più di 300 mila Rom. Per la minoranza Rom l’esenzione
coprirà tutte le tratte nazionali».
Premesso che non c'è alcun Presidente della Commissione Pari Opportunità della Camera e che quel Beneamati si chiami in realtà Benamati, la notizia condivisa da numerosi blog non riscontra il minimo fondamento istituzionale, e a meno che non la si sia voluta celare per evitare di scaldare gli animi dei facinorosi italiani e quindi gridare al complotto nazionale, è da considerarsi bufala, come molte bufale vengono condivise in numerosi gruppi e/o pagine Facebook volti a "difendere la vera libertà d'opinione". Dietro queste notizie montate ad hoc c'è sia chi ci guadagna con i propri blog, pagato dalle pubblicità a click e visite, sia chi vuole alimentare un clima di odio razziale nei confronti degli immigrati, ai quali vengono concessi tutti i privilegi (non pagare il biglietto dell'autobus, non pagare le tasse, notti in alberghi lussosi) a discapito del popolo italiano. C'è chi inoltre le strumentalizza per fini politici giocandosi la carta del populismo e della viralità a tante stelle, chi ne fa una battaglia ideologica personale, contro la quale nessuno può nulla.
Premesso che non c'è alcun Presidente della Commissione Pari Opportunità della Camera e che quel Beneamati si chiami in realtà Benamati, la notizia condivisa da numerosi blog non riscontra il minimo fondamento istituzionale, e a meno che non la si sia voluta celare per evitare di scaldare gli animi dei facinorosi italiani e quindi gridare al complotto nazionale, è da considerarsi bufala, come molte bufale vengono condivise in numerosi gruppi e/o pagine Facebook volti a "difendere la vera libertà d'opinione". Dietro queste notizie montate ad hoc c'è sia chi ci guadagna con i propri blog, pagato dalle pubblicità a click e visite, sia chi vuole alimentare un clima di odio razziale nei confronti degli immigrati, ai quali vengono concessi tutti i privilegi (non pagare il biglietto dell'autobus, non pagare le tasse, notti in alberghi lussosi) a discapito del popolo italiano. C'è chi inoltre le strumentalizza per fini politici giocandosi la carta del populismo e della viralità a tante stelle, chi ne fa una battaglia ideologica personale, contro la quale nessuno può nulla.
Se questa è l'epoca del progresso, c'è tanto da rivedere. Il poter fare
non si traduce conseguentemente in saper fare solo perché tutto sembra
alla nostra portata, ed il credere di conoscere perché ciò che riteniamo
giusto viene condiviso da tante persone non fa di noi dei docenti, fa
di noi dei politici. E visto lo scenario attuale, non ne farei tanto un
motivo di vanto.
Molti di queste verità deliranti trasmesse dalla democrazia digitale dovrebbero consigliare gli autori di fare visita al Tempio di Apollo a Delfi, dove sull'achitrave del portale viene riportato il motto fatto proprio da Socrate: ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ - Conosci te stesso.
«Non c'è niente di più terribile di un'ignoranza attiva» ma questo non l'ho letto su un blog, lo diceva Johann Wolfgang Goethe.
Molti di queste verità deliranti trasmesse dalla democrazia digitale dovrebbero consigliare gli autori di fare visita al Tempio di Apollo a Delfi, dove sull'achitrave del portale viene riportato il motto fatto proprio da Socrate: ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ - Conosci te stesso.
«Non c'è niente di più terribile di un'ignoranza attiva» ma questo non l'ho letto su un blog, lo diceva Johann Wolfgang Goethe.
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