martedì 9 aprile 2013

Il mondo come mi piacerebbe che fosse

Questo documento è ispirato dalla DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI, e deve essere considerato una bozza iniziale su cui riflettere e ragionare.
Chi è interessato può esprimere, su questa pagina, dubbi, domande e osservazioni.                                        


DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI
Articolo 3. Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Se vogliamo garantire a chiunque il diritto di vivere, di esprimersi liberamente e in totale tranquillità e sicurezza, la comunità deve essere collegata da una rete di relazioni interdipendenti, basata su tre principi: equanimità, libertà, sicurezza, dove l’accesso al mondo del lavoro è un diritto fondamentale assicurato e acquisito nei fatti. Allo stesso tempo, si dovrà garantire a chiunque, senza distinzione alcuna, un “reddito minimo” di sopravvivenza.

Equanimità.
Dal punto di vista economico, equanimità, significa regolare il mondo del lavoro in modo che l’interesse del singolo sia strettamente connesso all’interesse di tutti, creando una relazione chiara, precisa e trasparente tra pubblico e privato. Un sistema dove lo stato, deve essere, finalmente, inteso come “comunità” al servizio del singolo e non un nemico contro cui combattere o da temere.

Una delle prime cose da realizzare è l’equità fiscale. Il mondo fiscale è un vero “mostro”, un mostro di burocrazia e complicazioni al limite dell’inverosimile, un mostro “stupido” che arriva persino a divorare se stesso. Basta pensare ai costi immensi che tale sistema consuma per mantenersi.
E se fosse possibile smantellare tutto questo riducendolo ad una cosa semplice? Una tassa unica, un’unica aliquota, semplice, chiara e ineludibile? Un sogno? Eppure credo di poter dimostrare che è possibile.

Ecco come:
Tutte le aziende, di qualunque tipo, corrisponderanno allo stato una percentuale degli utili (cosa che comunque già avviene con il pagamento attuale delle tasse) ma si tratterebbe di una voce unica.
Questa percentuale, che possiamo definire “Mc” margine di compensazione, verrà definita anno per anno, in modo tale da garantire il pareggio del bilancio statale. Un unico prelievo in grado di coprire tutte le spese dello stato, e di abolire, sostituendole, qualsiasi altra imposta, sia diretta che indiretta. Pertanto qualsiasi compenso ai lavoratori sarà sempre netto, e non ci sarà più alcuna necessita di presentare dichiarazioni di redditi di tipo personale.
(Alleluia ! )

Va sottolineato che, non essendo previsti contributi, né a caricato dell’azienda né a carico dei dipendenti, tale risparmio crea un notevole aumento degli utili, utili che vanno direttamente nelle casse dello stato, senza costose e dispersive giravolte, con un risparmio enorme. Si possono, in questo modo, abolire una quantità notevole di uffici pubblici amministrativi, (INPS, uffici del registro, e chissà quant’altro), riducendo tutto ad un unico organismo che si occuperà di gestire sia le entrate che le uscite.

Gli utili rimanenti verranno suddivisi dai lavoratori nelle percentuali che ogni azienda determina liberamente, in modo autonomo e diretto, rispettando tuttavia dei parametri stabiliti a livello nazionale.
Tali parametri dovranno definire uno “spread” sociale, che regoli la differenza tra uno stipendio minimo e uno massimo, in un rapporto stabile, (ad esempio 1/10).
Lo stipendio minimo sarà ovviamente superiore al “reddito minimo”, garantito a chiunque, a prescindere da qualsiasi condizione.

In questo modo l’interesse del singolo è effettivamente connesso all’interesse di tutti.
Risulta, infatti, evidente che chi ha maggiori capacità riceverà naturalmente un compenso maggiore; è nell’ interesse di tutti i dipendenti di un azienda avere al loro interno persone capaci in grado di favorire un alto reddito, giacché più alti sono gli utili prodotti dall’azienda, più alti sono tutti gli stipendi.
Le aziende sono, e rimangono, in concorrenza tra loro, a tutti i livelli, e una persona con notevoli capacità sarà fortemente richiesta e incentivata. Allo stesso modo anche lavori poco graditi, che in una società dove il lavoro è un diritto reale e concreto, non possono essere imposti, saranno incentivati con un maggiore compenso.

Lo “spread” sociale sarà obbligatorio per tutte le aziende quotate in borsa, tuttavia non può essere imposto alle aziende private, altrimenti andrebbe contro al secondo principio, il principio di libertà.

Al fine di generare un maggiore equilibrio tra pubblico e privato, solidarietà e concorrenza, si dovrà incentivare il sorgere di aziende particolari, che possiamo definire “SpS” (società a partecipazione sociale) e che porteranno nel mondo del lavoro una vera rivoluzione.
Lo stato, metterà a disposizione i capitali necessari, procurandoli tramite l’emissione di “titoli”. (Questi titoli potrebbero avere un rendimento minimo garantito, e un incremento legato al bilancio finale dell’azienda). La caratteristica di queste aziende è che appartengono alla comunità e il loro successo, o insuccesso, sarà condiviso da chi ci lavora in primo luogo, ma da tutta la comunità nel suo insieme.
Queste aziende potrebbero ottenere un enorme successo nel campo delle piccole e medie imprese e nell’artigianato. E costituire una grande risorsa per coloro che hanno ottime idee, capacità, creatività e fantasia, ma mancano dei capitali per realizzarle, in modo particolare i giovani. Inoltre sarebbero una opportunità notevole per chi vuole investire senza rischi, dando allo stesso tempo una valenza etica ai propri risparmi.

Libertà.
Il principio di libertà non nega a nessuno il diritto di aprire una società con capitali propri, né, tanto meno, obbliga le società esistenti a chiudere. Società private possono, in un certo senso, essere utili perché incentivano la concorrenza. Tuttavia, lo stato delle cose renderà, nel tempo, molto probabilmente, questo tipo di società obsolete.
Lo stato potrà acquisire aziende private liquidandole in contanti, o trasformando il valore attribuito all’azienda, in titoli di stato.

Coloro che, per scelta o necessità, svolgono una attività in proprio; liberi professionisti, piccoli artigiani, artisti, sportivi, potrebbero seguire regole tali da essere fondamentalmente in linea con chi lavora in un ambito collegiale. Potrebbero avere una contabilità estremamente semplificata, dove gli utili vengono suddivisi con lo stato (la collettività) in base al margine di compensazione “Mc” con gli stessi criteri delle SpS e il guadagno netto non potrà in ogni caso superare il limite massimo fissato dallo spread sociale. Mi pare, tra l’altro, evidente che in un simile regime sarebbe molto difficile per un artigiano o un professionista lavorare in nero, anche perché in un simile ordinamento è probabile un cambiamento culturale tale da porre il reato di evasione fiscale ad un alto livello di “vergogna” e depravazione. Ben lontano dal livello di “furbizia” in cui siamo abituati.

E’ possibile derogare alla regola dello stipendio massimo, in casi articolari, istituendo premi speciali (vedi premio Nobel) da destinare a persone (o istituti) veramente speciali, la cui opera, e il cui ingegno apporti grandi benefici alla comunità.

Sicurezza.
Se immaginiamo un mondo, o anche un solo stato, impostato su queste basi, potremo facilmente immaginare servizi pubblici di ogni tipo: sanità, scuola, trasporti... assolutamente e totalmente gratuiti. E possiamo facilmente comprendere che la gestione di tali servizi sarebbe notevolmente più semplice e molto meno costosa in quanto avremmo un mondo, non solo, senza carte bollate, senza francobolli, senza biglietti vari, senza ticket sanitari e senza code agli sportelli, ma anche senza sportelli. E questo può essere esteso gradualmente ad un numero sempre più crescente di servizi; pensiamo ad esempio alla cultura e allo sport, senza mettere limiti alla fantasia e alla creatività.

Credo sia facile ipotizzare che, organizzata in questo modo, una nazione avrebbe dei costi di gestione molto bassi e in conseguenza sarebbe fortemente competitiva rispetto alle altre, incentivando l'emulazione.
Inoltre, non è difficile prevedere che una migliore distribuzione del reddito, l’eliminazione di situazioni insostenibili e la sicurezza, innalzerebbero notevolmente la qualità della vita, in tutti i suoi aspetti.
Anche l’orario di lavoro potrebbe essere “variabile”. Chiunque potrebbe avere la possibilità di scegliere tra un maggior guadagno in termini economici o una maggiore disponibilità di tempo.

Da un punto di vista pratico il primo risultato è la semplificazione; si può ipotizzare la pressoché totale eliminazione della burocrazia, con un ritorno incalcolabile, e non solo dal punto di vista economico.
Un mondo senza burocrazia: un sogno meraviglioso che può diventare realtà. Molti uffici possono confluire in un unico organismo. Un unico ufficio, può facilmente gestire le entrate; un'unica tassa, ( Mc ). E nello stesso tempo può gestire anche tutte le uscite: sanità, scuola, trasporti, pensioni, amministrazione pubblica di ogni tipo.

Ma, il punto essenziale di questo programma è l'equilibrio:
Agendo su alcuni parametri variabili, si possono creare, agevolmente, condizioni tali da garantire l'equanimità, la sicurezza e la libertà, a tutti indistintamente. (Valdo Immovili )

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