martedì 13 settembre 2011

IL DIALOGO



Quanti di voi ricordano i pensieri dell’infanzia, le riflessioni, i perché della vita, i desideri, i sogni. Quanti ricordano il mondo visto dal basso della statura infantile verso il mondo alto dei grandi, con tutto ciò che voleva significare. Il tempo che sembrava non scorrere mai e i momenti felici consumarsi in un attimo. Spesso i bambini si sentono lontani dal mondo dei grandi che appare quasi inaccessibile. Il linguaggio degli adulti così diverso dal loro, sembra incomprensibile. Talvolta accade che i bambini si inventano amici immaginari, questi compagni di gioco invisibili ,tengono loro compagnia, spesso li consolano, li ascoltano, danno conforto, un dialogo immaginario, ma reale allo stesso tempo. Quanti ricordano di avere affidato i propri segreti, pene, ansie, timori a un orsacchiotto di peluche od a una bambola, pensando che in fondo solo loro potevano comprenderli e aiutarli.

Quando si parla con qualcuno capita di sentirci più sollevati, leggeri; parlare aiuta a formulare meglio i pensieri, a chiarire le idee, e spesso arrivano inaspettate risposte che neppure pensavamo di possedere.

Il parlare solitario dei bambini, una sorta di auto dialogo, può avvenire anche nell’età adulta. Possiamo recuperare la capacità di dialogare con noi stessi, liberandoci però dai labirinti mentali, dagli schemi che ci limitano, rendendoci a volte un po’ cinici, ricontattando la vitalità delle sensazioni della nostra infanzia; recuperare così il coraggio dei sentimenti, quando l’amicizia era per sempre, l’amore la grande conquista della vita, e le promesse erano importanti da mantenere. Credo, che in questo consista il dialogare con la propria anima.

Possiamo rintracciare nel libro della nostra memoria, il volto di una persona gentile che ci ha incoraggiato, un abbraccio improvviso di un amico, un regalo inaspettato, uno sguardo amorevole, una parola rassicurante, forse anche nei ricordi infantili più dolorosi esistono momenti di gioia.

Come direbbe Thich Nhat Hanh (monaco buddista vietnamita) anziché annaffiare i semi della rabbia, della delusione, dello sconforto, del dolore, innaffiamo i semi della gioia, della pace, della fiducia, della speranza, dell’amore, e prima o poi le piantine fioriranno.

Si può veramente dialogare con noi stessi, in maniera costruttiva, liberandoci dai fiumi dei pensieri spesso inutili, nocivi; per questo la meditazione rappresenta la via per eccellenza per educare la mente al silenzio interiore e lasciar affiorare , attraverso le ispirazioni, le intuizioni, le parti più nobili di noi. Il dialogo, quello non solo con se stessi, ma con il mondo esterno, rappresenta una forma primaria di necessità relazionale e di sviluppo, questo sia in ambito umano che in quello animale e in generale, nel mondo della natura.

In questa visione possiamo dunque vedere il "dialogo" come una forma di auto realizzazione. Dialogo inteso non solo interiore, ma quello scambio comunicativo che ci rapporta con gli altri, in una distanza relazionale basata sul rispetto reciproco e libertà di espressione. Dialogare non è parlare addosso all’altro, non è imposizione, può avvenire anche nel silenzio purchè ci sia spazio per la voce del cuore, per la comprensione autentica, si può dialogare attraverso gli sguardi, anche con i gesti, ma sempre in sintonia con il sentire profondo. (Angela I.Baldi)

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